
Il voto ‘più utile’ è a +Europa. Non è solo politica, è aritmetica
La polemica sul voto al PD come solo “voto utile” per arginare il successo sovranista, al di là degli aspetti politici, è insensata anche dal punto di vista aritmetico.
Lasciamo da parte che senso abbia (avesse) proporre un’unica lista antisovranista in un’elezione proporzionale, per un Partito democratico che in teoria ha superato ufficialmente l’ambizione maggioritaria e sembra indirizzato, più realisticamente, a lavorare per coalizioni progressiste pluripartitiche, che necessitano ovviamente di altri soggetti politici. Lasciamo da parte la politica e guardiamo solo ai numeri.
Se si stabilisce che il “voto utile” sia quello che riduce il più possibile i seggi assegnati alle forze sovraniste a vantaggio di quelle anti-sovraniste, il PD dovrebbe non diciamo lavorare, ma certamente pregare perché +Europa superi la soglia di sbarramento del 4%.
Basta fare un piccolo esempio, in base agli ultimi sondaggi pubblicati (prima del divieto imposto dalla legge), che danno +Europa tra il 3,5 e il 4%, il PD tra il 19 e il 21 e il fronte sovranista complessivamente attorno al 70% dei voti.
Se +Europa si arresta al 3,99% sfiora ma non raggiunge la soglia di sbarramento del 4% e quindi per un pelo non si aggiudica 3 seggi. Questi tre seggi andranno, nella migliore delle ipotesi, 1 al PD e i restanti 2 ai partiti sovranisti (da M5S a Fratelli d’Italia, passando per FI e la Lega), ma potrebbero andare anche tutti e 3 ai partiti sovranisti.
Se +Europa raggiunge il 4%, si aggiudica 3 seggi, “rubandone”, nella peggiore delle ipotesi, 1 al PD, e 2 al fronte sovranista. Ma potrebbe fortunatamente “rubarli” anche tutti e 3 al fronte sovranista.
Insomma se +Europa non supera lo sbarramento, i sovranisti guadagnano sugli anti-sovranisti da 1 a 3 seggi; se +Europa supera lo sbarramento i sovranisti perdono a vantaggio degli anti-sovranisti da 2 a 3 seggi.