
Salvini ha vinto in Italia, l’Italia ha già perso in Europa
Chi ha vinto le elezioni in Italia le ha perse in Europa. Chi ha vinto le elezioni in Italia dunque non sarà solo, come sempre, all’opposizione dell’Ue, ma all’opposizione nell’Ue. Per la precisione, proprio perché Salvini ha vinto in Italia, l’Italia ha già perso in Europa.
Il risultato del voto del 26 maggio, a differenza delle promesse sovraniste, non ha cambiato in nulla gli equilibri europei, né le maggioranze del Parlamento. La prossima Commissione, che nascerà in base a un accordo dichiaratamente antisovranista, sarà la meno disponibile e accondiscendente con le richieste del governo italiano. Lo sfondamento del tetto del 3% del rapporto deficit pil potrà essere solo unilaterale e l’unilateralismo dell’Italia non sarà un fattore di forza, ma di debolezza e di marginalità politica.
Salvini può ancora contare – ma non per molto – sul relativo sfasamento temporale tra gli atti politicamente suicidi e le conseguenze economiche che ne derivano e sulla percezione distorta del pericolo da parte dell’opinione pubblica, che può però passare dalla negazione al panico nel giro di pochissime settimane. Lo spread non si vede subito nel portafoglio, nel cassetto fiscale, nella busta paga. Ma che non si “veda” non vuol dire che non esista. La bolla di consenso che oggi protegge il Capitano è la stessa che isola un’Italia sempre meno europea e sempre meno sovrana.
La vittoria di Salvini è la variante di destra del referendum con cui la Grecia di Tsipras sfidò l’Unione europea nel 2015. E per l’Italia finirà allo stesso modo: male.
Le forze anti-sovraniste in Italia oggi hanno un compito difficile, cui non sono ancora adeguate, né singolarmente, né collettivamente, ma non possono essere considerate – per la loro debolezza elettorale e per la loro fragilità politica – “responsabili” del successo di Salvini, che è invece una responsabilità tipicamente e gravemente democratica. Sono, per così dire, responsabili della propria sconfitta, non dell’altrui vittoria e delle sue conseguenze.
Ciò che le forze antisovraniste devono evitare è quella forma di “collaborazionismo” indiretto legata all’accettazione del piano del discorso sovranista e dei suoi problemi inventati – l’austerità, la sostituzione etnica, il surplus commerciale tedesco, le importazioni di prodotti agricoli asiatici e africani… – come campo di gioco della politica. Possono perdere le elezioni, non il senso della sfida che hanno di fronte.